NASCITA PULCINI: COSA FARE E COSA NO
In natura la gallina si occupa delle sue uova e dei suoi pulcini appena nati, ma cosa succede se tutto questo è l’uomo a doverlo gestire? Gli allevatori in realtà sanno bene le regole precise per avere nuovi nati ed hanno anche particolari macchine “automatiche” per l‘incubazione delle uova. Sanno i valori dell’umidità per una buona schiusa, sanno le macchine migliori per l’incubazione. Ma questo articolo non è rivolto a loro, ma a chi in realtà si trova davanti a situazioni estreme come appunto quella che ho vissuto io chiedendomi cosa fare. Ve la racconto.
In una parte del mio giardino, decisi qualche anno fa di allevare qualche gallina al solo scopo di procurarmi uova fresche senza acquistare quelle in commercio da galline sfruttate in batteria. Una di queste, a qualche anno di
vita, decise un giorno di diventare chioccia: me ne accorsi perchè tutte le mattine anzichè alzarsi dalle uova appena deposte, si tratteneva li per qualche ora.
I primi tempi le raccoglievo per evitare di trovarle mangiate (come spesso accadeva da quando il gallo aveva iniziato a mangiarle), e poi, sinceramente, non avevo capito ancora che quella voleva diventare ” chioccia”. Alla fine, la gallina si trovò con 3 uova da covare e non ne fece più ( non so il perchè), e su quelle passava giornate intere senza alzarsi da sopra se non la mattina per mangiare qualcosa.
Il suo atteggiamento divenne “strano”, litigava con le altre facilmente e sopratutto con il gallo, le penne le si arruffavano sempre in presenza pure mia ed emetteva un verso caratteristico che in gergo chiamano ” chiocciare”. Il vero problema però, mi si presentò quando dopo 11 giorni di cova, una mattina, anzichè alzarsi dalle sue uova per mangiare e ritornare a covare, questa la trovai in giardino accovacciata per i fatti suoi e con un’aria “strana”.
Non era venuta a mangiare ed aveva lasciato le sue uova sole, cosa insolita.
Quella mattina sono uscita per diverse ore, e quando sono ritornata, la mia gallina era ancora li accovacciata nel giardino, lontano dalle sue uova; poco dopo il mio arrivo, questa si alza, e si accovaccia più vicino alla casa ma non nel suo nido, abbassando la testa sempre di più e mostrando chiaramente che non stava bene.
A quel punto, ho capito che quella bestia a sera non sarebbe arrivata e mi chiedevo cosa potesse avere e sopratutto cosa fare. In realtà non ebbi il tempo, perchè dopo pochi minuti, la mia chioccia alzatasi da terra, ritornò finalmente sulle sue uova, ma purtroppo non per covarle ma in realtà per morirci sopra. Si avete capito bene. Ritornata li, cominciò ad abbassare nuovamente la testa e a chiudere gli occhi, tanto che io, decisi di toglierle le uova da sotto per paura che le schiacciasse.
Fù questione di pochi minuti. Dopo circa un quarto d’ora, mamma gallina chiuse gli occhi per sempre, lasciando le sue uova sole a metà cova. E qui iniziò la mia avventura, da inesperta, con 3 uova delle quali deciderne la sorte, se tentare di salvarle o lasciarle andare insieme a mamma chioccia. Decisi di fare un tentativo, di salvarle.
SPERANZA CHE PREMIA: SCHIUSA DELLE UOVA UTILIZZANDO UNA LAMPADA
Mi ricordai da subito che la lampada da scrivania che avevamo, poteva essere forse la soluzione più a portata di mano in quel momento dove occorreva fare presto. Le uova erano state metà mattinata senza calore, ma dato le temperature estive del mese di luglio, potevano essere ancora vive.
Così in un cestino portatovaglioli, misi una vecchia maglia di lana e vi adagiai le 3 uova dentro e la lampada sopra a distanza di 25 cm circa. Non sapevo la temperatura che ci voleva, ne potevo misurarla, perchè non avevo gli strumenti giusti. Ma pensavo una sola cosa: forse dovranno essere calde, come la temperatura del corpo di un essere vivente, semplicemente caldo. Ho tentato e questo è stato il metodo per tutti i restanti giorni dell’incubazione.
Quasi tutti i giorni, per assicurarmi che fossero vive, con la luce del mio telefono, le guardavo mettendomi in una stanza buia e vedevo che dentro qualcosa si muoveva. Ebbene, era la mia forza, la mia speranza. Solo uno delle 3 in realtà non riuscivo mai a vedere nulla dentro muoversi e sopratutto non si scaldava come invece facevano le altre due.
Quelle si che si vedeva erano vive, se le prendevi in mano, ti lasciavano il calore tra le mani. Con tanta paura e tanta speranza, arrivai a quello che secondo me era il 19 giorno di incubazione e quella sera stessa, cominciai a sentire un pigolio in una di quelle uova. Non potevo credere alle mie orecchie e sopratutto ero nel panico: ora cosa dovevo fare?
Il pulcino era in difficoltà? ero felice di averlo sentito, ma ero in preda al panico…immediatamente cercai su internet nei forum di agraria, cosa dovessi fare in caso di pulcino che pigola nell’uovo. Ebbene, non dovevo fare NULLA. Semplicemente aspettare. Quella sera sono andata a letto e non vi dico come, ottimista da una parte, spaesata dall’altra.
La mattina seguente, mi sono precipitata dalle mie uova e prendendo piano piano quello col pulcino pigolante, mi accorsi che un buchino era stato fatto e decisi di attendere un po per vedere il seguito. Nulla. A quel punto, cominciai a rompere piano piano il contorno di quell’apertura ma vedevo che usciva sangue. Poco, ma usciva sangue. Io mi fermavo e il pulcino si muoveva piano, ma andavamo avanti. Alla fine, facendo in questo modo e MAI dico MAI insistere più di tanto, il pulcino saltò fuori. Ma lo fece da solo. E ci vollero ore, durante le quali il mio uovo continuava a stare sotto la lampada perchè mi dicevo: così si asciugano quei vasi gonfi di sangue e l’ombelico sarà pronto. E cosa importante, non mi sono mai messa a rompere un po il guscio che non fosse solo relativo alla zona della camera d’aria. Insomma il mio pulcino era nato finalmente, vivo e vispo. Si perchè mentre continuava ad asciugarsi sotto la lampada, man mano tentava pure di reggersi in piedi. Il giorno dopo già cominciò a mangiare.
L’altro uovo rimase per altri due giorni fermo, riuscivo a vedere il pulcino dentro muoversi, ma non succedeva nulla. Quella mattina però, eravamo appunto al 22 giorno, cominciai a sentire nell’uovo quello che avevo imparato circa il
momento della schiusa: il classico cra cra che fa il becco del pulcino quando cerca di rompere l’uovo. Lì entrai di nuovo in allarme. Non sapevo se quel pulcino fosse in difficoltà. Eravamo a 22 giorni e lui non si decideva ad uscire. Ruppi l’indugio e bucai un pò la zona della camera d’aria. Intravidi così il becco che aveva rotto la pellicina bianca ma non il guscio. Ci credo. Era duro come una roccia: io stessa per bucarlo dovetti aiutarmi con un piccolo cacciavite.
In pratica arrivai a rompere il guscio fino al becco del pulcino ma qualcosa di strano notai: a differenza del fratellino, qui il sangue era molto più vivo, le venature freschissime…pur nella mia ignoranza, capii che quel pulcino da quell’uovo non poteva assolutamente essere toccato. Doveva attendere che tutto quel sangue( forse dell’ombelico) avrebbe dovuto rapprendersi, non poteva essere così. Lo lasciai tutto il giorno così con il becco fuori e tutto arrotolato in quell’uovo, che ogni tanto cercava di farsi spazio.
La mattina del 23 giorno, era ancora li, uscì un altro poco, io ruppi un altro poco di guscio intorno a lui, e pur essendo uscito per quasi la metà, era come in procinto di morire. La testa adagiata a terra, gli occhi chiusi.
Quel pulcino ero sicura che non sarebbe sopravvissuto. Lo lasciai sotto la lampada altre ore, ma pensai di fare un’altra cosa. Gli diedi alcune gocce di acqua.
Con una siringa senza ago, lo bagnavo la bocca ogni oretta o due e notavo che diventava sempre più attivo. Mi si riaccesero le speranze anche perché dopo altre ore, finalmente il pulcino uscii e il sangue dell’uovo si era tutto assorbito. Cominciò ad aprire gli occhi ed era sempre un po più attivo pur conservando ancora quella certa debolezza. Il giorno dopo era ancora più vispo e cominciava a becchettare qua e là. Insomma ce l’avevamo fatta.
Conclusioni
Dopo avervi raccontato la mia avventura, ora è giunto il momento di riflettere su ciò che imparai. Le cose importanti da dire di questa storia sono due: mai tirare via un pulcino da un uovo se esce ancora del sangue ma lasciarlo stare al caldo. Uscirà da solo. Mai restare i primi nati con le uova ancora in schiusa…il pulcino appena nato infatti, beccava il pulcino in procinto di uscire. Accortami subito, li divisi, pur mantenendo al caldo entrambi. Sono piccole regole che io ho imparato da questa avventura finita bene, dove con una lampada di fortuna, ho aiutato a nascere due pulcini rimasti orfani prima ancora di nascere.
Ho imparato che la costanza del calore è fondamentale perchè le uova si schiudano nei termini giusti ma soprattutto che un uovo per schiudersi ha bisogno di tempo. E dovremo astenerci il più possibile dal toccarlo e forzarlo. Anche se pensiamo che li dentro il pulcino possa star male…anche noi siamo stati in un pancione rannicchiati, è lo stesso concetto. Quando c’è del sangue vivo nell’uovo, il pulcino aveva bisogno ancora di qualche altro giorno. Lasciatelo stare al caldo, si asciugherà tutto e uscirà da solo.
Ma sopratutto non perdete mai la speranza di salvare il vostro pulcino. Ah dimenticavo…al 24 giorno, presi il terzo uovo e decisi di aprirlo: come immagginavo, lì dentro la vita si era fermata già lo stesso giorno che era morta mamma chioccia. In suo ricordo mi erano rimasti due bei pulcini e solo quelli.
2 commenti su “Pulcini: cosa fare se siamo principianti”
Andrea
(18 Giugno 2021 - 14:55)Che bel post👍👍👍
FANTASTICA LA TUA CASA
(4 Agosto 2021 - 7:44)Grazie Andrea!